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La Terra

La storia ci ha sempre raccontato che il Falernum già in epoca romana veniva considerato vera e propria rarità enologica tanto dall’essere addirittura riconosciuto con ben tre sottodenominazioni a seconda della sua provenienza geografica.

Era chiamato comunemente vinum Falernum tutto quello prodotto nell’Ager ma generalmente da vigne allocate in pianura; il Faustianum invece era quello tralciato nell’area appena pedecollinare mentre veniva riconosciuto Caucinum solo quello più prezioso, proveniente dall’alta collina.

A seconda poi delle caratteristiche organolettiche che tali vini esprimevano, vi era anche una distinzione per tipologia del tipo Austerum per i vini austeri e/o astringenti, Dulce se appunto dolci o Tenue quando leggiadri e beverini.

Parliamo certamente di vini che avevano ben poco a che vedere con l’odierna qualità espressa in terra di Falerno, ma la particolare attenzione riservata a questo vino ci suggerisce quanto queste terre fossero già allora vocate alla viticultura e, per i palati di allora, apprezzati i vini qui prodotti.

Oggi, pur avendone ben chiari i confini della doc Falerno del Massico non è affatto semplice riassumerne per intero una zonazione efficace di tale territorio che, oltretutto, gravita attorno al massiccio del Monte Massico facendo sì che si passi da terreni pedemontani a collinari – con tutte le implicazioni pedoclimatiche, sino ad arrivare letteralmente al mare.

Una terra straordinaria quindi l’Ager Falernus che oggi potremmo così definire: di qua, a partire da sud-ovest, Mondragone, Falciano e, verso nord-est, Carinola. Di là, a nord, Cellole e poi Sessa Aurunca con le sue frazioni di Carano e Cascano verso est che si spingono fin su il vulcano spento di Roccamonfina. Ad ogni modo un territorio tutto da scoprire, da bere.